ph Johnny F.
Forse non tutti ancora sanno che nel primissimo periodo di produzione della Vespa tantissime parti, anche strutturali e motoristiche, che la componevano venivano prodotte da aziende fornitrici esterne. Il motivo è semplice: la fabbrica Piaggio era stata devastata sia dalle truppe germaniche in ritirata sia da quelle Alleate per cui le enormi difficoltà contingenti non permettevano una normale fabbricazione a Pontedera a cui si aggiungeva una penuria di materie prime. Così nella corrispondenza dell’epoca si trovano che le ditte Gaia di Torino, l’Alfa Romeo di Milano e successivamente la Corni di Modena fornivano i cilindri, la stessa Alfa Romeo, la Meroni lombarda gran parte delle componenti della scocca e telaio. La S.I.A.I. Marchetti forniva le due fiancate coprimotore e sacca attrezzi mentre per l’approvigionamento delle lamiere ci si appoggiava alle acciaierie Falck e alla Magona. Un’altra ditta fornitrice era ubicata a Ceva, piccolo comune in provincia di Cuneo.
La sua storia, che vogliamo raccontare, si differenzia dalle altre perché era un vero e proprio decentramento produttivo Piaggio. Gli edifici che la componevano vennero eretti all’inizio del ‘900 dove s’insediò un cotonificio che, nel suo massimo splendore, dava lavoro a circa 250 addetti. Durante il secondo conflitto mondiale venne posto sotto sequestro dai tedeschi ed affidato alla Piaggio di Finale Ligure, che nel frattempo era fornitrice dell’esercito germanico per componenti aeronautiche, per evitare di veder compromesse le forniture dato che a Pontedera il 6 gennaio 1944 avvenne il primo pesante bombardamento dell’aviazione americana. Vennero così spostati i macchinari provenienti in gran parte da Final Marina, con circa 80 lavoratori della sede ligure e nominato caporeparto il Sig. Pelliccetti che più avanti troveremo nei carteggi sulla nascita della Vespa. Si continuò quindi a produrre parti per l’industria aeronautica e componenti ferroviarie fino alla Liberazione dell’aprile ’45 quando gli edifici vennero seriamente danneggiati dai tedeschi che minarono gran parte delle strutture. Finita la guerra una cinquantina di maestranze vennero ricollocate a Ceva per ricominciare una pur difficoltosa produzione. A questo punto il suo destino s’intrecciò con quello della Vespa. Proprio qui si produssero le marmitte, i manicotti di supporto del manubrio (dis. n. 2408), lo sportello del vano carburatore e il suo filtro più altra componentistica. Per svariati motivi ,a noi ignoti, la fabbricazione aveva spesse volte difficoltà sia di consegna che di qualità realizzativa a cui il povero Pelliccetti, chiamato diverse volte in causa da richiami dei vertici aziendali, cercava in tutti i modi di far fronte. Nel luglio ’46 addirittura una fornitura delle due sacche laterali erano poco rifinite, con misure grossolane e mal eseguite tanto che si optò poi, come già scritto, per affidarsi alla S.I.A.I. Le fabbricazioni continuarono fino a marzo 1951 quando Piaggio decise di chiudere l’attività facendo ritornare in sede i suoi macchinari e le attrezzature. In seguito negli edifici s’insediò la ditta ILSA produttrice di materiali ceramici e mosaici vetrosi e dopo, nei magazzini, la Caserma Galliano. Poi un periodo d’inutilizzo e nel 1985 venne acquisita dal Comune che fece una ristrutturazione, conservando le strutture in mattoni e la vecchia ciminiera, per affidare ancora oggi gli spazi ad associazioni, vigili del fuoco ed uffici comunali. La storia potrebbe chiudersi qui ma come spesso accade la Vespa ama lasciare dei semi sul suo passaggio che più tardi trovano terreno fertile per germogliare. Così nella prima metà degli anni Novanta il Signor
Maurizio Silvano (detto “
Ceto”) di Lesegno, comune limitrofo in provincia di Cuneo, incuriosito dai racconti di alcuni anziani conterranei operai presso la ditta “Piaggio Ceva” maturò il proposito di mantenere viva la memoria dell’industria cebana e dei lesegnesi che vi lavorarono; fu così che nacque in lui l’idea della realizzazione di alcuni murales dedicati allo scooter Vespa con l’obiettivo di abbellire il paese e farlo emergere dall’anonimato. Tale progetto fu supportato dal gruppo vespistico lesegnese “Ras – cia cune”, il quale si fece promotore del progetto “Ra Vespa ‘nsima ra Muragna” e da privati lesegnesi, in particolare dal Sindaco Emanuele Rizzo, accomunando gli interessi di giovani e meno giovani. Una semplice scommessa, iniziata con il primo murale nel 2007, è man mano cresciuta tanto che ad oggi ben 16+1 opere abbelliscono ora il caratteristico abitato di Lesegno che è diventato famoso anche per questo oltre alle sue pregevoli caratteristiche del territorio e della sua rinomata cucina.
ph Johnny F.
Abbiamo scritto +1 per far risaltare la preziosa iniziativa che il Sig. “Ceto” coadiuvato da Fulvio Relmi Presidente del V.C. Fossano, nostro collaboratore regionale per lo storico-culturale, e supportato dal Presidente del V.C. Bisalta Maurizio Vigna-Taglianti con il patrocinio dei Comuni di Lesegno e di Farigliano han pensato per omaggiare i 75 anni della nostra associazione. Il 16 giugno é stato inaugurato il +1 e cioè l’ultima opera pittorica realizzata dalla premiata artista Elisa Calzoni e dedicata proprio al nostro importante compleanno con un raduno speciale per tutti i vespisti che vorranno partecipare allestito dal Vespa Club Bisalta. Ancora una volta da una piccola e semplice idea nata con passione si sono raggiunti importanti e pregevoli risultati.
Roberto Donati,
responsabile allo sviluppo della crescita culturale e storica del Vespa club Italia